Lo
Stadio Filadelfia non è una proprietà di società calcistiche (nè ricche
nè povere) e non è più un luogo del calcio ufficiale (nè ricco nè
povero), ma un monumento
ad un'epoca ed un sentimento nazionale
Alcuni
commenti di persone comuni:
Lo
stadio Filadelfia è stato costruito
negli anni 30.. la sua tribuna in legno stile liberty era unica nel suo
genere.. per la sua storia più ancora che per la sua bellezza
architettonica
può considerarsi un monumento.
È stata la "casa" della più
grande squadra italiana (e non) di tutti i tempi.. una squadra che ha
aiutato
un'Italia messa in ginocchio dalla grande guerra a ricominciare a
sognare.. le
maniche arrotolate di Capitan Valentino Mazzola erano in qualche modo
le
maniche arrotolate di tutti gli italiani che dovevano ricostruire un
Paese ed
una economia distrutti dalla follia della guerra..
Lo stadio Filadelfia, diventato di
proprietà del comune di Torino è stato abbattuto nel 1997 con
la promessa
di pronta ricostruzione..
Da
allora però è stato
abbandonato a se stesso dalle istituzioni e solo grazie all'amore di un
gruppo
di angeli è stato mantenuto in uno stato dignitoso ed è diventato un
luogo dove
i bambini (che nulla sanno della Storia del Grande Torino) possono
andare a
giocare, dove i "vecchi" possono andare a ricordare, dove la gente
può ancora sognare un futuro fatto di maniche arrotolate, di sudore
della
fronte, di voglia di non mollare mai.... (Andrea Fazio)
2010-06-17
10:56:35
Christiandice:
In
questo stadio ha giocato una squadra di campioni
che con il suo incantevole gioco ha ridato orgoglio e morale ad un
popolo messo
in ginocchio dalla guerra... Grazie "GRANDE TORINO" per le emozioni
che hai regalato alla tua città e all' Italia intera... sconfitto solo
dal fato
che il 4 maggio 1949 ha posto fine all' esistenza di una squadra di
grandi
campioni e ha dato inizio ad una leggenda immortale che noi tutti
vogliamo
ricordare con le imprese compiute sull' erba di questo Stadio... il tuo
Stadio... avvolto da un' atmosfera di surreale magia, dove basta
chiudere gli
occhi per sentire le urla del tifo granata e vedere le imprese di
Capitan
Valentino. Un luogo dove i ricordi vanno al di là del tempo.
2010-09-10 07:14:02
Luigidice:
Il
Filadelfia non è più uno "stadio" come
alcuni continuano testardamente a chiamarlo.. E' la memoria di tutti
noi
italiani..E' una fetta di storia comune del dopoguerra..chiedete ai
vostri
genitori o ai vostri nonni se sono ancora in vita; mio padre che
all'epoca
della "tragedia" era un ragazzino di 11 anni ed abitava in un piccolo
paese della provincia di Brindisi disse che tutti i ragazzi e le
persone del
paese rimasero sconvolte e ne parlarono per settimane..quindi non è
vero che
riguarda "solo" i tifosi del Toro o lo sport del calcio o i
torinesi..Riguarda tutti noi italiani..E' come rinnegare il passato
dimenticandolo!
2010-07-17
16:47:43
andreadice:
un
luogo che e' un simbolo: simbolo di un'italia che voleva rialzare la
testa dopo
la guerra, di 11 invincibili che incarnavano il sogno di rivalsa, un
luogo che
ha visto crescere tante generazioni di ragazzi uniti sotto il segno del
sudore,
della lealta', della sportivita', della passione, della comunione di
intenti,
del valore della memoria. "il tempo, quando passa di qua, si ferma e si
leva il cappello!"
come diceva il
grande Albertazzi in un film sul Grande Torino:
Qui si celebra la
durata, la continuità, tutto quello che non passa mai e che ci rende
immortali,
tutto quello che ci fa sentire, ora e persempre, membri di qualcosa che
non
morirà mai.......il tempo quando entra quisi ferma un attimo e si
toglie il
cappello
Giovanni
Arpino
Me
Turin grand
Mio
grande Torino
Russ
cume 'l sang
fort cume 'l Barbera
veuj ricurdete adess, me grand Turin,
En cui ani 'd sagrin
unica e sula la tua blessa jera.
Vnisìu dal gnente, da guera e da fam,
carri bestiame, tessere, galera,
fratej mort en Russia e partigian,
famiìe spantià, sperduva ogni bandiera.
A jeru pover, livid, sbaruvà,
gnanca 'n sold 'n sla pel e per rusché
at duravi surié, brighè, preghè
fina a l'ultima gusa del to fià
Fumè a vuria dì na cica 'n quat,
per divertisse a duviu rii 'd poc,
per mangè a mangiavu fina i gat,
jeru gnun: i furb cume i fabioc.
Ma 'n fiur l'aviu e t'jeri ti, Turin,
tajà 'n tl'asel jera la tua bravura
giuventù nostra, che tuti i sagrin
purtavi via cunt tua facia dura.
Tua facia d'uveriè, me Valentin!,
me Castian, Riga, Loik, e cul pistin
'd Gabett, ca fasia vni tuti fol
cunt vint dribbling e poi jera già gol
Filadelfia!
Ma chi sarà 'l vilan a
ciamelu 'n camp? Jera na cuna, 'd
speranse, 'd vita, 'd rinasensa, jera
sugnè, crià, jera la luna, jera
la strà dla nostra chersensa. T'las
vinciù 'l mund
a vintani t'ses mort. Me
Turin grand
me Turin fort.
Rosso
come il sangue
forte come il barbera
voglio ricordarti adesso, mio grande Torino,
nei cui anni di tristezza
unica e sola era la tua bellezza.
Venivamo dal niente, dalla guerra e dalla fame
carri bestiame, tessere, galera,
fratelli morti in Russia e partigiani
famiglie spiantate, sperduta ogni bandiera.
Eravamo poveri, lividi, spaventati
nemmeno un soldo sulla pelle e per lavorare
dovevi sorridere, brigare, pregare
fino all’ultima goccia del tuo fiato.
Fumare voleva dire una cicca in quattro,
per divertirsi dovevamo ridere di poco,
per mangiare mangiavamo anche i gatti,
non eravamo nessuno: sia i furbi che gli stupidi.
Ma avevamo un fiore, ed eri tu, Torino,
la tua bravura era tagliata nell’acciaio,
nostra gioventù, che tutte le preoccupazioni
portavi via con la tua faccia dura.
La tua faccia da operaio come Valentino,
come Castigliano, Rigamonti, Loik e come quel damerino
di Gabetto che faceva impazzire tutti
con venti dribbling e poi era in gol. Filadelfia!
Ma chi sarà il villano a
dire che è un campo? Era una culla di
speranze, di vita, di rinascita, era
sognare, gridare, era la luna, era
la strada della nostra crescita. Hai
vinto il mondo,
a vent’anni sei morto.
Mio grande Torino,
mio forte Torino.